| Ma, come ben sappiamo tutti, la roulotte non vuole dire solo mare. Abbiamo fatto delle bellissime esperienze in montagna, sia in estate che in inverno. Pescando qua e là fra i miei ricordi mi viene in mente una volta a Madonna di Campiglio: grandi scorpacciate di funghi che si trovavano nel bosco vicino. Erano funghi che mia moglie conosceva bene, se non sbaglio li chiamava “leguratt” nome che usava quando, da sfollata, li trovava nelle campagne del Bergamasco. Il campeggio era un po' prima di Madonna, posto notoriamente carissimo, per cui la spesa preferivamo farla a Pinzolo, qualche chilometro più a valle. Avevamo allora ancora la 124. A fare la spesa ci pensava mia moglie, io invece bighellonavo in giro e, per distrazione, avevo lasciato le chiavi nel cruscotto. Disgraziatamente la 124 era una macchina che poteva essere chiusa dall'esterno anche senza chiavi, bastava chiudere la porta anteriore e schiacciare i pomellini, poi premere quelli delle porte posteriori e chiuderle. Eh, sì, l'ho fatto: e adesso? la macchina è chiusa come se fosse chiusa con la chiave, ma le chiavi sono dentro. I tentativi di aprirla sono infruttuosi e l'unica è andare alla roulotte a prendere le chiavi di scorta. Chi ha fatto i danno? Io. E chi deve rimediare? sempre io, naturalmente; quindi “gambe in spalla” e tornarsene alla roulotte. E poi, ovviamente, tornare giù a Pinzolo. E poi ci sono state altre vacanze in montagna: in estate in quel posto meraviglioso che è (spero che lo sia ancora) Valnontey, una frazione di Cogne. Avevamo già cambiato la roulotte, avevamo preso un'ARCA da 5 metri, ma di questa parleremo un'altra volta. Il problema era che era pesantissima, non ho mai avuto il coraggio di portarla alla pesa, ma così, a occhio, con caricato tutto il caricabile (veranda, attrezzatura eccetera) doveva superare abbondantemente la tonnellata, ma superarla di parecchio. La salita per Cogne era piuttosto ripida, ma il 125 che avevo allora ce la faceva abbastanza bene, in prima marcia e con il motore a circa 1500 giri. Però a un certo punto della salita, proprio nel tratto più ripido, si spegne il motore. Era la pompa della benzina che si era surriscaldata e non riusciva più a garantire il normale afflusso del carburante. Non c'è niente da fare: fermarsi e aspettare che si raffreddi, fortunatamente c'è uno slargo della strada. Ma riuscirò a ripartire in salita? Ce la farà la macchina? Basterebbe fare ancora un chilometro circa, poi diminuisce la pendenza e non dovrebbero esserci più problemi. Beh, poi è andata bene: raffreddata la pompa la macchina è ripartita, ha starnutito un po' ma poi ha fatto il suo dovere e ci ha portato a destinazione. E lì ci si trovava fra amici: c'erano dei Romani dei quali non so il cognome, li abbiamo sempre chiamati “i Gentilini” perché erano di una cortesia estrema, c'erano altre persone con le quali si parlava di un po' di tutto. Io avevo portato un modesto telescopio con il quale noi e gli altri campeggiatori ci divertivamo a guardare un nido di aquile su una parete di fronte a noi. Prima o poi parlerò anche del campeggio invernale. Lì si vede la differenza fra le due roulotte.
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